PRIMO PREMIO
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 La poesia mi ha salvato
La poesia mi ha salvato
Da che la conobbi solo
Leggendola di primo acchito
Non ho più smesso e mai smetterei di entrare in loop
Per ripetermi le sue frasi così perfette cantilene dell’anima.
La poesia mi ha salvato
Malgrado abbia cercato invano
Quell’ermo colle su cui trascendere
Da me che da sempre indissolubilmente ad esso l’ho avviluppata.
La poesia mi ha salvato
Dal male di vivere che ho incontrato, variamente
Su questa terra devastata dalla continua guerra
E riconoscendolo, non sono riuscito ad evitarlo sempre
Ma così spesso ad osservarlo da lontano.
La poesia mi ha salvato
Illuminandomi di un’immensità tale che però
Potrei rischiare un’autocombustione
Ogni volta
Malgrado il pericolo corso
Resto tuttavia sereno poiché da ultimo
Sento tirarmi indietro, acchiapparmi, mantenermi sospeso
Poco prima che passi quel treno che potrebbe travolgermi
Mi sono dunque raccolto dall’angolo buio dove
Salvo posso osservare un missile che mi sfiora
Ancora una volta
Continua a girare veloce in tondo
Il convoglio che non si ferma
Coi versi nella mia testa
La poesia che mi ha salvato
Una volta ancora: La Vita
                                                                                           Emanuele Stochino
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Una meta poesia che ha la capacità di celebrare, senza toni retorici, la luminosità salvifica della creatività tramite un riuscito intreccio di citazioni di poeti della nostra storia – Leopardi, Montale, Ungaretti – e di sentimenti personali che affermano la vita in antitesi a
“ questa terra devastata dalla continua guerraâ€.
E’ il fare immateriale che salva la Vita ……non il fare materiale.
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SECONDO PREMIO
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Rinascita
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Bisbiglia il germoglio un timido ciao
sorride la foglia di brina bagnata
e il petalo ingenuo s’appresta a volare.
Dal cielo discende una fragile pioggia
è il pianto dei morti che nutre la vita
che allenta la preda del dolore ancestrale.
La terra respira e di geosmina profuma
brusii di spugna bagnata che sembra ansimare
mentre esplode fulmineo un raggio di sole.
La natura richiama i suoi figli smarriti
increduli tutti, ammaliati e fanciulli
di fronte al divino ed eterno rinascere.
                                                               Antonio Corona
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Grazie ad un linguaggio semplice, la poesia riesce ad evocare con facilità numerose immagini.
Invita il lettore ad immergersi e a riscoprire un ancestrale rito naturale, del quale ha perso memoria nel tempo, ma al quale sente ancora di appartenere.
La poesia risulta essere delicata e forte al medesimo tempo, proprio come delicato e forte è il tema della poesia stessa.
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TERZO PREMIO
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 Gocce d’inchiostro
      Son nuvole fulminee
     le emozioni
    e quando si fendono
    contro il cuore
                  lasciano impronte sanguigne. Â
Sembrano immobili come ritratti
invece effimere sfuggono;
si sciolgono
in pianti,
si dissolvono
in risate.
Ma io le afferro
e le fisso su fogli immacolati:
poche gocce d’inchiostro
per renderle eterne. Â Â Â Â
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                                       Federica Franzetti
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Stille di poesia che coinvolge per la sensibilità con cui l’autore vive le sue emozioni e le trasmette a chi legge.
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 PREMIO SPECIALE
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  Lettera da Taranto   Â
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 Dal lato sbagliato della storia
  stringe la gola un’alba tinta
  del grigio fumo
della Grande Fabbrica.
Non si sceglie il respiro scuro
 d’inchiostro che riempie i nidi
e lorda le tegole calde del primo sole.
Ci si dimentica dell’azzurro
nei giorni di maggio,
qui dove il vento alita polvere nera
e scegli di non morire di fame,
perché forse la morte salterÃ
il tuo giro di giostra
e passerà oltre la seconda settimana
che è già miseria.
Forse un imbroglio di acronimi
e promesse recitate a memoria cambieranno nome
a queste processioni di sguardi
incollati sui muri,
a questa vita sdraiata
su un mare epico di antichi miti.
Forse per scaramanzia nasconderemo una valigia
piena di calendari futuri
per imbrogliare la morte
che ci danza intorno
nelle nubi che sembrano pioggia
e gioca coi nostri bambini
fingendosi un aquilone.
                                                                            Elisabetta Liberatore
La Grande Fabbrica schiaccia una comunità . E’ ciò che la lettera comunica. E lo fa con un tono penetrante.
Le immagini proiettano in accurata successione il “ buio†, il “ respiro scuro di inchiostro†che copre l’azzurro del cielo, presenza quotidiana di morte.
La scrittura, non priva di inventività fantastica, è caratterizzata da un linguaggio connotativo pregnante.
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