MOTIVAZIONE E CARATTERISTICHE NEI CORSI PER STUDENTI STRANIERI
Da circa dieci anni la composizione delle classi della scuola dell’obbligo è fortemente cambiata, in Italia, caratterizzandosi per una crescente presenza di alunni la cui famiglia proviene da paesi extraeuropei o dell’Europa dell’est.
La relativa novità di questo fenomeno è imputabile a una variazione nelle caratteristiche stesse della migrazione: se fino a circa 10 anni fa gli immigrati erano adulti, prevalentemente maschi, che giungevano in Italia per un periodo di lavoro determinato con l’intento di ritornare in patria, l’attuale tendenza è quella di ricongiungere il nucleo famigliare dopo alcuni anni dalla stabilizzazione della situazione lavorativa da parte del capo-famiglia.
Si stima che i minori in Italia siano 767.060 e gli appartenenti alle cosiddette seconde generazioni siano 457.345 (dati ISTAT relativi al 1 gennaio 2008).
Gli alunni vengono inseriti, di norma, nella classe d’età di appartenenza o, con il consenso dei genitori, retrocessi di una classe, senza tenere conto delle competenze in loro possesso rispetto a quelle richieste dai programmi per i compagni italiani.
Le modalità di inserimento degli alunni sono regolate dal d.lgs. 25 luglio 1998 n. 286, che prevede anche l’istituzione di corsi di italiano e la realizzazione di percorsi di facilitazione linguistica da parte delle scuole.
A supporto delle attività interne agli istituti scolastici, è inoltre prevista l’erogazione di contribuiti statali per mezzo della L. 40/98: attraverso un bando indetto da un gruppo di comuni, che si istituisce ente erogatore, o da comuni singoli, le attività scolastiche rivolte ad alunni stranieri nelle scuole vengono affidate a un’organizzazione non scolastica per tutta la durata dell’appalto.
Tali attività comprendono:
• Facilitazione linguistica di primo livello, rivolta ad alunni con una scarsa o nulla conoscenzadell’italiano;
• Facilitazione linguistica di secondo livello, pensata per gli studenti già alfabetizzati in lingua italiana che necessitano l’avvio ai linguaggi specifici delle materie di studio;
• Supporto extrascolastico, dedicato al recupero delle competenze in specifiche materie e all’aiuto nella comprensione delle lingue di studio;
• Supporto estivo, caratterizzato dalle stesse modalità del supporto extrascolastico con l’aggiunta di attività ludiche a scopo integrativo;
• Mediazione culturale, un servizio di accompagnamento da parte di un madrelingua o di unesperto in una o più lingue straniere alle famiglie dei neo arrivati o ai neo arrivati stessi.
L’assegnazione dei corsi è normalmente distribuita in moduli di 60 ore di didattica, che possono essere concentrati su uno o più degli ambiti illustrati, fermo restando il budget predisposto dall’erogazione dei contributi. Normalmente i moduli assegnati da un comune a un istituto scolastico non superano il numero di 4.
L’evidente divario tra le necessità e i tempi d’apprendimento degli alunni e la disponibilità di ore a loro dedicate crea l’esigenza di ridurre i programmi e concentrare le attività didattiche su particolari ambiti, tralasciandone altri.
In particolare, l’attività di cui maggiormente viene percepita la necessità è la facilitazione di primo livello.
LA FACILITAZIONE LINGUISTICA DI PRIMO LIVELLO
L’attività di facilitazione di primo livello è rivolta ad alunni appena arrivati in Italia o, se nati in Italia, provenienti da una famiglia straniera e inseriti nella prima classe della scuola primaria senza aver frequentato la scuola dell’infanzia.
Questa attività è un momento fondamentale sia per il bambino straniero, che si trova necessariamente a comunicare in un contesto di cui non conosce i codici linguistici ed extralinguistici, sia per le insegnanti, che devono sviluppare nuove modalità di coinvolgimento dell’alunno, sia per il resto della classe, che sperimenta la comunicazione non verbale e condivide con il nuovo arrivato il disagio della conoscenza in un terreno culturale mutuamente sconosciuto.
Le attività didattiche comprendono quattro grandi ambiti:
• letto-scrittura;
• lessico di base;
• strutture grammaticali di base;
• attività comunicative.
Queste attività risultano abbastanza rilevanti perché permettono all’alunno di soddisfare il bisogno di padronanza del nuovo ambiente in cui è inserito, di esprimere il proprio sé e di creare una seppur minima rete sociale con gli altri alunni.
A latere, ma in una posizione tutt’altro che marginale, si collocano le attività di accompagnamento e inserimento culturale che si possono svolgere o con l’affiancamento in classe, attraverso la mediazione linguistica, o con l’accompagnamento nei momenti ricreativi.
In questa fase sono compresi e caldeggiati i contatti con la famiglia del bambino. Essa è infatti una parte fondamentale nel patto educativo e necessita di essere guidata alla conoscenza di un nuovo sistema scolastico, con le sue regole, i suoi ruoli, le sue peculiarità , e del gruppo dei genitori di classe, che può rappresentare il vero contesto in cui avviene l’integrazione.